martedì 20 settembre 2011

20 SETTEMBRE DANIELE TREVISI CON "STORIE CANTATE"


'Le Storie Cantate' Viaggio tra i cantastorie pugliesi di Nicola Morisco e Daniele Trevisi

LE RADICI DELLE TRADIZIONI POPOLARI IN “ LE STORIE CANTATE – VIAGGIO TRA I CANTASTORIE PUGLIESI “ di Nicola Morisco e Daniele Trevisi Palazzo Roberti – Mola di Bari – sabato 28 luglio ore 21 – Una musica che parla con il cuore ed al cuore . Le tradizioni musicali pugliesi hanno preso vita ieri sera, nella location di Palazzo Roberti, a Mola di Bari, per raccontare al pubblico accorso numerosissimo, le radici ancora vive di una cultura tradizionale “ a rischio” di estinzione .

sabato 17 settembre 2011

17 18 19 settembre CHE BELLA GIORNATA


Checco, security di una discoteca della Brianza, sogna di fare il carabiniere ma viene respinto al colloquio. Grazie alla raccomandazione di uno zio presso il vescovo di Milano, si ritrova a lavorare come addetto alla sicurezza del Duomo. Qui conosce Farah, una ragazza araba che si finge studentessa di architettura per avvicinare la Madonnina, ai piedi della quale medita in realtà di depositare una bomba per vendicare l'uccisione della sua famiglia. Checco abbocca immediatamente all'amo di Farah –lui pugliese di madre tarantina e lei “francese di madre bina”- ma quel che la ragazza non può immaginare è che la maggior minaccia per il prossimo e per il patrimonio artistico italiano è rappresentata da Checco stesso: un esplosivo connubio di ignoranza e beata, razzista ingenuità.
Alla seconda prova cinematografica, Checco Zalone, il personaggio creato da Luca Medici per portare a galla il peggio del “buon uomo” italiano, conferma di possedere una scintilla di genialità, che gli permette di conquistare critica e pubblico, distraendoli persino dalle enormi debolezze di fattura dei suoi film. Più idiota di Clouseau, più ingenuo di Mr Bean, maschera poco italiana dell'italiano medio in soluzione concentrata, Zalone non conosce pudore né timore, nemmeno in fase di scrittura, e dunque si scaglia contro le missioni di pace così come contro Chiesa e clero (gli angeli e i demoni di “don Brown”, insomma), come pochi altri oserebbero fare al di là di una battuta, così in grande stile.
Che Bella Giornata non prosegue Cado dalle nubi, il setting è stato azzerato e ripensato in toto, ma estingue per sempre il dubbio che il comico avesse un unico colpo in canna, fatto della somma delle sue sparate televisive, e ci permette di salutare davvero l'avvento di un talento così intelligente da prendere il proprio pubblico come target nel senso letterale di bersaglio (sviando minimamente le indagini quando seleziona l'Islam a pretesto, per impugnarlo in realtà come uno specchio impietoso).
La trovata dell'agente di sicurezza, versione italiota della spia che altrove ha combinato guai immensi (una per tutte, Johnny English), inserisce il nostro idiota del villaggio nel cuore delle relazioni istituzionali, alzando dunque il tiro rispetto all'ambientazione familiare del primo film, ma conservando perfettamente la portata disintegrante del protagonista in quanto elemento (la definizione è di Marescotti) “socialmente scorretto” prima e forse più che politically uncorrect.
Regia di Gennaro Nunziante, musiche diabolicamente indimenticabili di Checco Zalone.

venerdì 16 settembre 2011

16 settembre MONDO CANE

Costumi, riti religiosi pagani, superstizioni, senza risparmio di colpi bassi e compiacenze. Immorale perché falsifica la realtà, la corregge a scopi spettacolari. La scoperta dell'insolito e la rappresentazione della crudeltà non possono prescindere dal rispetto per l'uomo. Film ignobile di grande successo.

mercoledì 14 settembre 2011

15 ottobre AQUILA NERA con Rodolfo Valentino

Uno dei migliori film interpretati da Rodolfo Valentino. Diretto da Brown in maniera esemplare e con una sceneggiatura di tutto rispetto. La zarina si invaghisce di un luogotenente dei cosacchi e lo vuole generale. L'uomo è molto imbarazzato e trova difficoltà nel trattenere le avances della sovrana.

14 settembre un film super cult ARRAPAHO

TRATTO  DALL'OMONIMO ALBUM DEGLI SQUALLOR (GRUPPO STORICO DEGLI ANNI 70) CHE CON IL LORO MODO SARCASTICO E A VOLTE POCO "CONVENZIONALE" RACCONTAVANO STORIE DI VITA QUOTIDIANA ...FILM DIVERTENTE CHE PER GLI AMANTI DEI B MOVIE è DA NON PERDERE...

martedì 13 settembre 2011

OGGI 13 SETTEMBRE 10 ANNI DI ARENA


Per i 10 anni dell'arena festeggiamo con tutti e tutte voi questa sera con un omaggio a Terry Gilliam, con la proiezione di PAURA E DELIRIO A LAS VEGAS ( film cult di un regista visionario che ritrae in modo ineccepibile l'america del consumismo) ed un cortometraggio, THE WHOLLY FAMILY, girato a Napoli, dove, il nostro autarchico non che, a suo modo eccentrico, Nico Cirasola partecipa come attore. NON MANCATe

sabato 10 settembre 2011

10 11 12 settembre SE SEI COSI TI DICO SI

Piero Cicala, negli anni '80, è stato un cantante di successo. La sua hit “Io, te e il mare” ha venduto quasi un milione di copie. Poi il mondo si è dimenticato di lui e il mare della canzone è tornato ad essere quello di Savelletri, il paesino della Puglia da cui Piero era partito e dove è tornato, a fare il cameriere nel ristorante che ha comprato per sua moglie quando gli ha concesso il divorzio. Ora, però, una trasmissione televisiva di prima serata, di quelle che vanno a caccia di meteore e vecchie glorie, gli propone di riprendere in mano il microfono per una sera. Dopo una lunga riflessione, Piero accetta di stare al gioco, s'infila un parrucchino e la vecchia giacca con i bottoni di madreperla e parte alla volta di Roma. Qui, nel grande albergo in cui è ospitato per la notte, viene travolto da Talita Cortès, top model e icona del momento, e dal suo seguito di assistenti e paparazzi. È un caso a farli finire nella stessa camera, ma poi Piero entra davvero nelle simpatie della diva, che vorrebbe portarlo con sé in America, l'indomani stesso. 
Il regista Eugenio Cappuccio e lo scrittore Claudio Piersanti riscrivono, con l'aiuto di Guia Soncini, un'idea originale di Antonio Avati, che tanto originale non è ma è di certo una buona idea. Nasce così la parabola di Cicala, un uomo che ha avuto successo e poi l'ha perso, con la medesima velocità ma ben altre conseguenze, che si è lasciato diventare vecchio e grasso prima del tempo, che soprattutto si è portato dietro un rimpianto, quello di non aver mai veramente detto la sua (leggi: cantato la sua canzone), e per questo tiene prigioniero un polipo in un acquario, in attesa di una liberazione o di una lenta morte per costrizione. Il personaggio interpretato da Belen Rodriguez, al di là della retorica sotterranea per cui i due in fondo in fondo non sarebbero così diversi, funziona da spinta per restituire a Piero la fiducia in se stesso; è –o meglio, dovrebbe essere- quello che fu Mathilda per Léon. Peccato che tutta l'altra metà dello scambio, quella in cui lui insegna a lei che deve essere se stessa, per “salvarla” in tempo dal destino che lo ha sommerso e rischia di toccare in sorte anche a lei, sia sprecata, pasticciata, buttata alle ortiche, affidata ad una telefonata improvvisa a Berlino nella quale la modella s'impone al committente come fotografa di se stessa. In questo modo il titolo, oltre che orrendo, si svuota anche di senso: “se sei così”…come? Non c'è vera qualità, al di là della bellezza. 
Rispetto ai modelli più alti a cui si rifà, da Scrivere una canzone a Notting Hill, il film di Cappuccio sceglie di non seguire la strada della commedia romantica ma di essere sentimentale in un altro senso, più malinconico e consono alla bella penna di Piersanti. Malgrado le due brutte scene in testa e in coda, è un proposito onesto. Rispetto all'idea iniziale del produttore, invece, che vagheggiava toni e personaggi esagerati, quasi a sfiorare il grottesco, sceglie di smorzare, di addolcire, di fare di Piero più una sorta di Scialpi che un vero catorcio e di Talita una finta dura anziché una Paris Hilton, ma la limatura è imperfetta e il film rinuncia a troppo, all'amaro vero, alla vera tenerezza, finendo per alludere soltanto a quel che poteva essere e non è. 
Ottimo Solfrizzi, niente male anche Belen.

venerdì 9 settembre 2011

oggi LS BELLEZZA DEL SOMAROI

marcello è un architetto di successo, un marito distratto e un padre (troppo) amicale. Marina è una psicologa disadattata, moglie trattenuta e madre ‘eco-solidale'. In mezzo c'è Rosa, liceale di diciassette anni e secchiona irriducibile. Invaghitasi di Armando, un uomo anziano e composto dentro una giacca di tweed, lo invita nella tenuta di campagna dei suoi, decisa a mettere alla prova le loro idee progressiste. Armato di saggezza e piena consapevolezza di sé e della sua età, il senile fidanzato di Rosa costringerà Marcello e Marina a rivedere la loro relazione e la loro condotta esistenziale. In un fine settimana di straordinaria follia, assediato da un coro di amici sull'orlo di una crisi di nervi, i coniugi Sinibaldi e la giovane prole daranno uno schiaffo al conformismo, provando a vivere una vita più autentica.
Terza volta dietro la macchina da presa per Sergio Castellitto, che per l'occasione privilegia il registro della commedia. Dopo il nullafacente Libero in fuga dal sud (Libero Burro) e il chirurgo Timoteo sull'orlo di un amore impossibile (Non ti muovere), Castellitto conduce in campo una coppia di genitori confusi davanti al sentimento della propria “cucciola” per un uomo più anziano di lei. Ispirato da e risultato di un racconto lungo di Margaret Mazzantini, La bellezza del somaro è una sit-com progressista che sostiene con esaltata ironia il provvisorio vacillare delle coscienze borghesi. Coscienze convitate alla tavola di un casale spalancato sulla campagna toscana, a intendere l'apertura mentale di coloro che la abitano. Attraverso una commedia grottesca, Castellitto descrive una società che scivola verso un'irreversibile decadenza, una borghesia indecente che vagheggia un'età (anagrafica) perduta, incapace di inseguire la virtù e accanita nel vizio della giovinezza. A ridimensionare i predoni della nuova e caduca società ci penserà l'Armando “bianco” e misurato di Enzo Jannacci, che come il personaggio omonimo intonato nella sua celebre canzone “cade giù” dal cielo a miracol mostrare. Reduce fiero della vita è il termometro impietoso dei caratteri e delle emozioni della nutrita comitiva che lo circonda, annoiata, narcisista e memore soltanto dei propri successi passati.
Le intenzioni di Castellitto, di qua e di là dalla macchina da presa, sono le migliori ma il film finisce troppo presto per svelare l'ansia di (di)mostrare di essere un regista importante che fa cose altrettanto importanti. La bellezza del somaro, nonostante dichiari una scansione accuratamente teatrale, è viceversa prossimo alla televisione nel linguaggio e nei modi di rappresentazione. È teatro filmato sulla crisi della famiglia e sul rapporto tra genitori e figli, disseminato qua e là con funzione nobilitante da pillole di cultura (le citazioni di Cechov e le atmosfere alla Cechov, il libro dello junghiano James Hillman, le lezioni di Nabokov) pronunciate con solenne sicumera da questo o quel personaggio. Un film ombelicale, chiuso in se stesso che non porta tracce del mondo tout court, che si agita sotto una campana di vetro, come se non ci fosse altro fuori dal rapporto che lega la famiglia dei tre protagonisti. E quando l'attore-autore sembra finalmente portare i personaggi vicini al punto di rottura, il momento cioè delle scelte e dell'assunzione di responsabilità, la commedia adotta la soluzione più facile, escludendo l'Armando (con cui la figliola, sia chiaro e affermato nel film, non farà mai sesso) e ricompattando il gruppo di famiglia in un interno sconsolante.

martedì 6 settembre 2011

6 7 SETTEMBRE L'ULTIMO DEI TEMPLARI

Behmen e Felson sono due templari che hanno combattuto a lungo come Crociati divenendo famosi per il numero di nemici uccisi. Quando però comprendono che la loro guerra in nome di Dio comporta il massacro di donne e bambini inermi decidono di abbandonare il campo di battaglia. Catturati come disertori ottengono la liberazione solo a patto di scortare una presunta giovane strega a un monastero situato in un luogo distante. I monaci che vi risiedono posseggono un antico libro le cui formule consentono di smascherare la stregoneria. La ragazza è accusata di aver diffuso la peste bubbonica. I due templari, accompagnati da un sacerdote, un soldato, un giovane aspirante cavaliere e un imbroglione esperto del percorso, affrontano l'impervio tragitto.
Come spesso accade il titolo italiano è fuorviante. I templari non sono uno bensì due (accanto a Nicolas Cage troviamo Ron Perlman che avevamo cominciato ad apprezzare nei panni, sempre medioevali, del Salvatore de Il nome della rosa) e nel loro essere attivi in coppia risiede parte dell'interesse del film unito all'ambiguo ruolo della giovane strega ‘protagonista' del titolo originale. Perché il film di Dominic Sena gioca le proprie carte più che sul finale, effettistico ma abbastanza deja vu, proprio sul filo del rasoio di un anticlericalismo sempre in procinto di trasformarsi nel suo contrario. Se la parte iniziale (dopo un prologo che definisce il rapporto della società di allora con coloro che venivano definite streghe) sembra un riassunto di Le crociate di Ridley Scott con la conseguente messa in discussione del fanatismo religioso cristiano (ma con un occhio al presente e quindi facendo attenzione a non mostrare troppi arabi riconoscibili come tali) ciò che segue si muove sulle sabbie mobili della doppia morale. Da un lato, grazie al cameo di Christopher Lee nei panni dello sfigurato e morente cardinale D'Ambroise, la credenza nella stregoneria assume la valenza conclamata dalla Storia di una persecuzione contro la donna da parte di una società dominata dai maschi. Nello sviluppo del cupo on the road però il ruolo della giovane donna muta più volte fino a giungere a un finale che non sveleremo ma che non può restare privo di un giudizio da parte dello spettatore. Sena, che sembra combattuto tra il film storico e l'horror, nell'Anno Domini 2011, sembra ancora credere se non nelle streghe in qualcosa di a loro molto affine.

sabato 3 settembre 2011

3 4 5 settembre I DUE PRESIDENTI

1996. La relazione speciale tra Stati Uniti e Inghilterra, individuata e auspicata da Churchill, vive un momento d'oro con Clinton e Blair, entrambi di centrosinistra, entrambi mossi da una reale volontà di cambiare le cose e da una visione comune. L'uomo più potente del mondo prende il primo ministro britannico sotto la propria ala, inaugurando un idillio non solo diplomatico ma soprattutto personale e amicale, che scricchiola sotto il peso dello scandalo Lewinsky e tramonta definitivamente, poco dopo, alle prese con la strategia bellica da adottare in Kosovo.
Michael Sheen veste per la terza volta l'aria ingenua ma determinatissima di Tony Blair, nel terzo capitolo della trilogia firmata Peter Morgan, che ha visto il televisivo The Deal e il film The Queen affidati alla regia di Stephen Frears e questo The Special Relationship a Richard Loncrain, dopo una defezione dell'ultima ora dello stesso Morgan.
Nonostante il film si guardi da cima a fondo senza cali di attenzione, è evidente che siamo nuovamente più in zona racconto televisivo ed episodico che non in zona cinema puro. La ragione non sta soltanto nell'uso differente della macchina da presa ma nell'assenza volontaria di quel filtro che Frears allentava ma ancora manteneva tra coscienza privata e coscienza politica, quella zona di mistero e di vuoto che il rituale e il simbolico esigevano, complice la presenza di un'istituzione altrettanto vuota e misteriosa come la monarchia. Qui, al contrario, anche poiché i temi trattati hanno ben altro peso, la scrittura è improntata ancora alla mimesi ma sottomessa alla responsabilità e asservita alla verificabilità di ogni parola ed ogni azione. Col risultato che, curiosamente, come spesso accade al cinema, la verità suona più fasulla dell'immaginazione, la ricostruzione meno credibile dell'invenzione ex novo.
Il film racconta il rapporto tra i due presidenti come una relazione sentimentale, nella quale il delfino Tony s'infatua del più vecchio ed esperto Bill, prende a vestirsi come lui, lo cerca al telefono nel cuore della notte, gli parla dal bagno, quasi in clandestinità, o dal talamo, pende irrazionalmente dalle sue labbra e gli si dichiara apertamente, citando la bibbia, nel momento del bisogno. Dall'altra parte dell'oceano, anche Clinton commenta con la consorte il fascino del nuovo alleato, almeno fino a quando questo non lo “pugnala alle spalle”, con un discorso pubblico inaspettato, niente meno che sul suolo americano.
Per trattarsi di una trilogia su Blair stupisce quanto maluccio ne esca il protagonista, peggio persino del ridicolo Dennis Quaid in una caratterizzazione superficiale e macchiettistica di Clinton, perché il giudizio sul primo ministro non è di ordine estetico bensì morale.
I tempi del film sembrano di primo acchito non tornare: troppo veloce la vampata d'ambizione di Blair, troppo rapido il cambiamento d'avviso, l'approdo al livello di Bush e dei suoi scherzi privi di classe: eppure forse, a ben pensarci, non sono lontani da quelli della Storia.

venerdì 2 settembre 2011

2 settembre CHI STA BUSSANDO ALLA MIA PORTA DI MARTIN SCORSESE

Nella Little Italy di New York J.R. passa le sue giornate con gli amici Joey e Sally (Salvatore) detto Gagà, tutti e tre vitelloni un po' ribaldi, americanizzati ma ancora impregnati della cultura dei loro genitori immigrati dall'Italia del Sud. 1° film lungo di M. Scorsese, girato a basso costo (40 000 dollari), parzialmente in 16 mm, influenzato da Godard e Cassavetes. Appare a ritroso come un brogliaccio di Mean Streets (1973) dove il racconto è subordinato alla descrizione dell'ambiente e dei personaggi sui temi dell'educazione sessuale, dell'etica sessuale e del maschilismo. La legna di Scorsese è ancora verde, e spesso fa fumo, ma è legna buona. 1° film di H. Keitel. Altri titoli: Bring on the Dancing GirlsI Call FirstJ.R. Distribuito in Italia nel 1978.

giovedì 1 settembre 2011

1 settembre I NONNI RACCONTANO


“I Nonni raccontano”  è alla 3° edizione.    All’Arena Airiciclotteri nuovo evento culturale-spettacolare giovedì 1 settembre dalle ore 21 nonni e nonne e nipoti saranno protagonisti della serata. Immagini, parole, poesie interpretate dai nonni o dai nipoti o dai figli per una memoria storica e passaggio di esperienze tra una generazione e l’altra. Nell’era dei computer si sente l’esigenza del racconto attraverso la parola di chi ha vissuto esperienze intense ma anche ha superato le difficoltà della vita con la leggerezza di una piuma e la determinazione di una quercia con solide radici.
Passato e presente attraverso racconti diretti o provenienti da ricordi dei nonni.
“Armir chiama:  Cirasola Michele!…comandi”  e “I racconti di un maresciallo” scritto dal maresciallo dei carabinieri Dirama, sono i testi già editati e presentati nelle precedenti edizioni. La serata è ricca di sorprese. I nonni, i figli, i nipoti, i docenti  sono invitati sulla pedana dell’Arena Airticiclotteri a raccontare la storia dal loro punto di vista: amori, sogni, dolori e gioie vissute in una vita carica di emozioni.
L’evento è nell’ambito del progetto “Visti,mai visti da rivedere” organizzato dalla Mediterranea film con il contributo del MIBAC, Regione Puglia Assessorato al Mediterraneo, Provincia e Comune di Bari. Carpe diem!!
Tel 333.1974139