martedì 19 luglio 2011

il mercante di stoffe oggi 19 luglio

lessandro, un ricco e anziano commerciante di tessuti, si affida al nipote e a una giovane archeologa per ritrovare un vecchio medaglione perduto in un piccolo villaggio del sud del Marocco. Durante gli scavi, i due riesumano anche i ricordi della storia d'amore che avvenne in quello stesso deserto fra il mercante e una donna locale. Molti anni prima, infatti, durante uno dei suoi numerosi viaggi alla ricerca di stoffe pregiate, Alessandro si innamorò della seta lavorata dal filatore Omar, così come della giovane promessa sposa di suo figlio, Najiba. La passione fra loro fu travolgente e rovinosa come il caldo respiro del deserto.
Le vie della seta sono infinite e sempre cariche di sentimenti impetuosi. Il lungo itinerario con cui i commercianti carovanieri dell'Occidente attraversavano fin dall'antichità tutto il Medio Oriente e l'Asia Centrale per recuperare questo tessuto pregiato e misterioso, esercita tuttora sul nostro immaginario un forte riverbero di romanticismo e un tocco di esotismo sensuale e leggero. Dopo essersi incarnata nello sguardo e nella voce di una giovane cortigiana giapponese nelle pagine di Alessandro Baricco e nelle tiepide immagini corrispondenti di François Girard, la Seta cambia il suo luogo d'accoglienza, si addentra fra le sabbie del Marocco del primo Novecento e si tramuta nella pelle ambrata e suadente di una giovane berbera. Il tentativo, ambizioso ma importante, de Il mercante di stoffe è infatti quello di unire l'epica struggente del melodramma sentimentale con il fascino esotico delle sabbie baciate dal chiarore lunare, i sapori forti del polpettone hollywoodiano gustati con la paziente cadenza del feuilleton televisivo d'altri tempi. Ma così come per l'estrazione della seta, in cui si uccide la larva prima che diventi crisalide, la produzione di Antonio Baiocco ha avuto una lunga gestazione al termine della quale, per quanto ne sia stata ricavata probabilmente il meglio possibile, non riesce a farsi farfalla. Perché non è tanto da un confronto ad armi impari con i budget produttivi de Il paziente inglese o Il tè nel deserto che il film lascia trasparire le sue debolezze, quanto nella sua drammaturgia incostante. A volte ridondante nella sua poetica evocativa, a volte sbrigativa e brutale, la sceneggiatura si affida a suggestioni visive e sonore che, al contrario, proprio in virtù della lodevole composizione estetica, contribuiscono solo ad enfatizzare questa facile scrittura dei sentimenti e l'assenza di un eros che vada oltre l'esibizione dei bei corpi dei protagonisti. A dimostrazione che ai melodrammi storici si è disposti a perdonare tutto, anche un sentimentalismo naif e un esotismo avvizzito, ma non la mancanza di un amore persuasivo e avvincente.

Nessun commento:

Posta un commento